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LE DONNE E LA LORO BATTAGLIA PER IL DIRITTO AL VOTO.

In occasione del 2 giugno la Commissione regionale pari opportunita' ricorda chi, con tenacia e determinazione, ha reso possibile il raggiungimento di un traguardo vissuto per decenni come un lontano miraggio, a partire dalle dieci maestre marchigiane che nel lontano 1906 chiesero l'iscrizione nelle liste elettorali.


I loro doveri erano fin troppo chiari a tutti. Inculcati fin dalla nascita e senza alcuna possibilità di riscatto per il futuro. Ma per le mogli, le madri e gli angeli del focolare - tanto per restare a quella manciata di luoghi comuni diventati quasi legge per consuetudine - i diritti erano un miraggio. Tanto più quello di poter partecipare al voto.

Nel 1946 ci fu la svolta, fornendo alla nascita della Repubblica italiana un fiocco rosa ancor più significativo e destinato, sia pure attraverso battaglie ancora aperte, a rinnovarsi di volta in volta. Le donne, dunque, potevano votare. In occasione del 2 giugno, la Commissione regionale pari opportunità rinnova l’omaggio a chi con tenacia e determinazione ha reso possibile il raggiungimento di un traguardo vissuto per decenni come un lontano miraggio. A partire dalle dieci maestre marchigiane che nel lontanissimo 1906 chiesero di poter essere iscritte nelle liste elettorali, consegnando alla storia un’ impresa per quei tempi inimmaginabile. Il 25 luglio la Corte d’Appello di Ancona, presieduta da Ludovico Mortara, accordò loro il diritto al voto, poi annullato da una successiva sentenza della Cassazione. Per dieci mesi le insegnanti rimasero iscritte in quelle liste e semmai si fosse reso necessario il ricorso alle urne, nessuno avrebbe potuto fermarle. Ma dovettero trascorrere altre quaranta primavere prima che fosse sancito il punto di non ritorno.

Decisivo l’appuntamento del 10 marzo 1946 con le elezioni amministrative. Quasi duemila candidate vennero elette nei Consigli comunali e l’affluenza alle urne delle donne superò l’89%, percentuale riconfermata alcuni mesi dopo nel referendum che dette vita alla Repubblica. Ventuno entrarono a far parte dell’Assemblea Costituente, tra cui la marchigiana Adele Bei, rendendosi portavoce di esigenze mai poste prima al centro dell’attenzione. Il mondo in bianco e nero conquista il colore, ma il cammino è appena iniziato.

Chissà con quale entusiasmo si avvicenerebbero le maestre del 1906 alle leggi che oggi vedono come protagoniste le donne, alla doppia preferenza di genere che dal 2019 anche nelle Marche è diventata realtà. Uno scenario impensabile allora. Uno scenario ancora incompleto se scrutato con gli occhi del presente.

 

 

A.Is.

 

 

 

Comunicato n.112, Giovedì 28 Maggio 2020