VIOLENZA CONTRO LE DONNE, SEDUTA APERTA DEL CONSIGLIO REGIONALE

La pandemia incide sull’aumento dei casi, nel Rapporto annuale 483 donne si sono rivolte ai CAV. I figli che vivono in un contesto familiare in cui si registrano comportamenti violenti sono 595. Ricordate le vittime dei 4 femminicidi avvenuti nelle Marche nel 2020. Negli interventi in Aula i dati sulle richieste di aiuto, gli strumenti preventivi e le iniziative di sensibilizzazione

Con il dato sull'aumento delle richieste di aiuto al numero 1522 (+79,5% nel 2020) il Presidente del Consiglio regionale, Dino Latini, ha aperto la seduta dedicata al Rapporto annuale sul fenomeno della violenza contro le donne. «Una malattia cresciuta nell'ombra del Covid – afferma Latini – da contrastare con una battaglia di civiltà per garantire l'affermazione della persona. Un risultato da perseguire quotidianamente, altrimenti prevarrà l'imbarbarimento». L'attenzione sul fenomeno «deve rimanere molto alta», ribadisce la Presidente della Commissione regionale per le pari opportunità tra uomo e donna, Maria Lina Vitturini, che nell'illustrare le iniziative messe in campo dalla Cpo, cita i percorsi formativi avviati nelle scuole, «per educare e investire nelle nuove generazioni», e la campagna di sensibilizzazione che partirà a gennaio sui social con una serie di testimonial. Sono seguiti i contributi di Patrizia Peroni, Vice Questore della Questura di Macerata e referente Polizia di Stato per il Forum regionale contro la violenza di genere, Anna Maria Repice, avvocata del Foro di Ancona e componente della Commissione regionale pari opportunità, e Federica Guercio, Psicologa consigliera presso l’Ordine degli Psicologi della Regione Marche. Nei loro interventi il racconto in prima linea di fatti di cronaca che confermano la necessità di “invertire la rotta” con un lavoro in rete.
Ida Creopolo, Fiorella Scarponi, Simona Purceddo e Rosina Carsetti. Sono i nomi delle vittime di femminicidio nelle Marche nel 2020 che Elena Leonardi, Presidente della Commissione sanità e relatrice di maggioranza del Report annuale, ha voluto scandire in Aula. Previsto dalla Legge regionale del 2008, il rapporto documenta i dati dei 5 Centri antiviolenza, uno per provincia, incrociati con quelli del sistema di Emergenza Urgenza su accessi ai Pronto Soccorso e ricoveri ospedalieri e dei servizi sanitari territoriali riferiti ai Consultori familiari. Rispetto al 2019, si registra un aumento delle donne che si sono rivolte per la prima volta ai CAV, passate da 471 a 483. Il profilo delle vittime si conferma in linea con quello individuato negli scorsi anni, donne prevalentemente di origine italiana (325, ossia il 67,2%, contro le 142 straniere), residenti nelle Marche (442 casi ossia il 91,2%), di età compresa prevalentemente tra i 30 e 49 anni (63,7%). I figli che vivono in un contesto familiare in cui si registrano comportamenti violenti sono 595 e delle 483 donne vittime di violenze il 39% vive con i figli minorenni.
«Dirompente» definisce la Leonardi l'effetto del lock-down sul fenomeno della violenza di genere. «Uno stress-test al sistema di protezione - conferma la relatrice di opposizione Simona Lupini (M5s), vicepresidente della Commissione sanità – per superare criticità e attuare implementazioni». A fronte di un aumento delle richieste di aiuto «devono aumentare proporzionalmente le risorse economiche stanziate dalla Regione» - l'appello di Manuela Bora, referente del Comitato per il controllo e la valutazione delle politiche. Nel messaggio inviato dall'assessore alle pari opportunità, Giorgia Latini, il dettaglio delle azioni e del personale impiegato nei servizi regionali. «La cultura della legalità e del rispetto reciproco deve diventare una condizione di normalità» è l'auspicio dell'assessore alla sanità Filippo Saltamartini. Nelle conclusioni il Presidente della Giunta regionale, Francesco Acquaroli, descrive questa giornata come «un'occasione per ragionare sul contributo che ciascuno di noi può fornire per arginare un fenomeno dalle mille forme. Siamo tutti in prima linea per spezzare questa catena e per esprimere lo sdegno contro la violenza di genere, senza se e senza ma».