Il Presidente del Consiglio regionale, Dino Latini, aprendo i lavori, descrive “il sentimento comune di impotenza ma anche di rabbia, per non aver saputo intercettare, contrastare, prevenire scenari di violenza e di omicidi che coinvolgono le donne, e insieme i figli e le figlie, testimoni e vittime dirette". "Un fenomeno – prosegue Latini - che non conosce differenze geografiche o culturali, purtroppo diffuso in qualsiasi ambito socio-culturale, perché scaturito dalle distorsioni culturali, sociali e psicologiche del rapporto uomo-donna”.
La Presidente della Commissione regionale per le pari opportunità, Maria Lina Vitturini, dopo aver ricordato le vittime e le dinamiche dei 15 femminicidi avvenuti nelle Marche dal 2017 ad oggi, ha descritto le azioni messe in campo dalla Cpo, dalle attività formative, “rivolte anche ad avvocati, medici, psicologi e magistrati”, alla partecipazione ai tavoli della rete anti-violenza nelle cinque province. Sulle misure legislative e sulla fattispecie dei maltrattamenti sono intervenute la giurista Sandra Amato e la Presidente dell’Ordine Psicologi Marche, Katia Marilungo, entrambe componenti della Cpo.
I numeri del Rapporto annuale, redatto con il contributo delle Università di Macerata e Urbino, sono stati illustrati dai consiglieri Nicola Baiocchi (Presidente della Commissione sanità e relatore di maggioranza), Simona Lupini (Vicepresidente e relatore per l’opposizione) e Manuela Bora (Referente del Comitato per il controllo e la valutazione delle politiche). Al suo interno i dati dei 5 Centri antiviolenza, uno per provincia, incrociati con quelli del sistema di Emergenza Urgenza su accessi ai Pronto Soccorso e ricoveri ospedalieri e dei servizi sanitari territoriali riferiti ai Consultori familiari. Oltre all’aumento delle utenti che si sono rivolte ai Cav (+ 37%), si conferma la crescita delle telefonate al 1522 (da 301 a 353), che già nel 2020, in piena pandemia da Covid 19, avevano registrato un aumento di oltre il 70% rispetto al 2019. La classe di età che maggiormente si è rivolta ai Centri è quella tra 40 e 49 anni, 197 su 663, e in netta prevalenza sono donne italiane (73,8%). Analizzando lo stato civile, 263 risultano coniugate, il 40% del totale regionale, e più della metà (310) viveva con figli minorenni. A conferma di quanto il fenomeno si sviluppi prevalentemente tra le mura domestiche, sia a livello regionale che a livello provinciale il soggetto maltrattante è prevalentemente il coniuge (38%).
Per l’assessore alle pari opportunità Chiara Biondi occorre “partire dall’educazione, perché alla relazione ci si educa”, da qui l’efficacia di abbinare la sua delega all’istruzione. Nelle considerazioni dell’assessore alla sanità Filippo Saltamartini la cultura come prevenzione, l’intransigenza nelle pene e la responsabilità di tutelare i bambini figli di vittime di violenza. Il Presidente della Giunta regionale, Francesco Acquaroli, in conclusione della seduta, ha sottolineato che “serve un atto culturale, perché un reato contro una donna è sempre un abominio. Di fronte a queste violenze mai alibi, mai vie di fuga”.
Ad assistere ai lavori alcuni alunni del Polo scolastico Giovanni Paolo II di Fermo e una rappresentanza di giovani calciatrici della Figc Marche che in Aula ha lanciato un appello per contrastare i pregiudizi e le vessazioni anche nello sport. Negli spazi accanto all’emiciclo di Palazzo Leopardi e a Palazzo delle Marche sono state collocate le opere della serie “Non canto in pubblico” dell’artista Roberta Conti.
L.V.